16/10 Hermanit@s nella città globale

Giovani generazioni autoctone e migranti
tra diritti di cittadinanza e rivendicazione di soggettività
 
Venerdì 16 ottobre ore 20
Strike (spaziopubblicoautogestito)

via u. partini 21/casalbertone 

 
Partecipano:
Victor (Latin King, Genova)
Paolo Languasco (CS Zapata, Genova)
Luca Queirolo Palmas (Università di Genova)
Angela Tancredi (insegnante di scuola elementare)
Mohamed Tailmoun (Rete G2- seconde generazioni)
Enrica Rigo (Rete Impronte – Ricercatrice Università Roma Tre)
 
 
L’incontro
sarà l’occasione per confrontare esperienze e ragionare sul nodo della
cittadinanza, tornato recentemente di attualità e divenuto oggetto di
scontro politico a partire dalla presentazione della proposta di legge
bipartisan Sarubbi-Granata. Ma quali sono i presupposti culturali
dietro quella proposta di legge? Quali i pericoli e quali le
opportunità?
Parlare
di cittadinanza come identità nazionale, di integrazione come
assimilazione, di immigrazione come risorsa (da sfruttare!) significa
ricreare pericolosi confini tra chi è dentro e chi è fuori. Significa
dividere e produrre una potenziale guerra tra immigrati-italiani e
immigrati-stranieri. Il discorso pubblico intorno ‘all’acquisizione
della cittadinanza’ rischia così di fare da complemento, e non da
antitesi, al pacchetto sicurezza e al reato di clandestinità. 
È
possibile invece discutere di diritti di cittadinanza mettendo in
discussione sia i dogmi dell’identità nazionale, sia quelli di un
generico multiculturalismo?

Per ragionare su questi tempi crediamo importante partire da due punti di osservazione.
Il
primo punto di vista è quello delle organizzazioni di strada giovanili
Latin Kings & Queens, Netas, Master of the Street di Genova, che
hanno risposto al processo di criminalizzazione, attraverso  una serie
di progetti sociali dal basso grazie alla collaborazione con il centro
sociale Zapata e con altri soggetti. La loro esperienza ribalta lo
stereotipo per cui il migrante integrato è colui che interiorizza la
condizione di ospite e di subalterno, affermando un nuovo statuto di
cittadinanza.
Il
secondo punto di osservazione è quello della scuola, su cui la destra
sta compiendo una vergognosa operazione di mistificazione. Quando si
parla di percentuali di bambini stranieri nelle scuole lo si fa su basi
prettamente razziste, dato che una percentuale superiore al 50 % dei
bambini figli di immigrati è nata in Italia e parla perfettamente
l’italiano: è la seconda generazione. Come cambia il mondo della
formazione nel confronto tra culture differenti?
A
partire dal racconto di queste esperienze il dibattito cercherà di
individuare categorie, linguaggi e metodi di azione per costruire
percorsi di autogestione e di rivendicazione di diritti in comune tra
le giovani generazioni di autoctoni e migranti.
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